Vestirsi di novità. Abbigliarsi con le idee che piovono direttamente dall’empireo di purissima luce allo zenith di codesta speciosissima progenie di abili trasformisti della morale.
Un rapido sguardo ai temi dell’incommensurabile. Può esistere una pace – e quindi una chiarezza di vedute – che non sia supportata da nulla? Può esistere una tranquillità di spirito – e quindi una gioia – senza radici? Ora, se mi affacciassi a questo canale mediatico col cipiglio di chi sta per elargire l’ennesima presunta verità non sarei che un mediocre pappagallo illusionista. Ma io non so, non credo a nulla se non a ciò che vedo o sento; e come se non bastasse la consapevolezza mi crea solo sconcerto. … A questo punto direi – per lo meno oggidì – non mi rimane che meditare su nulla.
La mente è abituata – assuefatta – a pensare. Non fa che produrre e riproporre, elaborare e intervallare concetti, idee, sentimenti. Pur di sentirsi impegnata, pur di alimentare il senso dell’ego, si occupa di qualunque evenienza le capiti a tiro, nonché le dia adito a ulteriori rielaborazioni. E ci si perde alimentando sempre di più la periferia. Se la costringi a fermarsi si ribella. E se la forzi prima o poi ne subirai le conseguenze, le proteste, i suoi ulteriori capricci. Non imporle, quindi, di fermarsi. Semmai medita sull’impossibile, su tutto ciò che non può essere concepito: medita su nulla.
Gli oggetti di meditazione ordinari – ossia quelle moltitudini di simboli che le tradizioni propongono – ti sembrano superflui? Le formazioni mentali più elaborate – come ad esempio l’amore, la pace – ti sembrano inadeguate, evanescenti? Allora medita sull’assenza. Inizia col contemplarla. Ci sono pensieri che vanno e vengono, ma tu soffermati sulle pause. lascia che la pura osservazione proceda spontaneamente, ma tu concentrati sugli spazi vuoti. In realtà sono anditi per la tranquillità di spirito.
Suppongo che tu conosca già – seppur in linea di massima – la meditazione sulla luce. Medita, invece, sull’assenza di luce. oppure contempla un fiore, non la raffigurazione di un fiore, ma il fiore dal vivo, anzi, quando è ancora vegeto, sulla pianta, con le sue radici. Ammiralo nei dettagli, sentilo, avvertine la vitalità più intrinseca. Poi chiudi gli occhi per qualche tempo lo vedrai ancora, ma non appena sparirà del tutto percepirai la sua assenza. Quella mancanza, quella carenza, sarà il tuo oggetto di meditazione. Quel vuoto, quell’apparente nulla, non sono, in realtà, che una pausa del pensiero, una frazione di riposo della mente che ripiega su se stessa, sulla coscienza del puro essere.
Le conseguenze mistiche di questa meditazione sono, a volte, molto marcate. l’essenza della vita è già, di per sé, amore. L’essenza è diffusa, è dappertutto, è dovunque. Se crei una nicchia di silenzio, uno spazio vuoto, o finanche l’immagini, e nel contempo rimani consapevole, la realtà si precipiterà – sono eufemismi – per colmare quell’apparente carenza e offrirti, come minimo, una straordinaria tranquillità di spirito. E’ uno dei segreti della meditazione. Per qualche tempo dimentica la periferia, diventa come la cavità di un’anfora e accoglierai ciò che di fatto c’è già.
Epilogo
Il vuoto, il nulla, l’amore sono sinonimi esistenziali. Pensi che che ti stia dicendo una sciocchezza? Non devi crederci, ma esperire. Ovviamente comincia dal più semplice, – si fa per dire – l’amore. Preferisci le qualità del suo aspetto rivolte al prossimo? Ok, vada per la compassione! In tutti casi, se ami ti rapporti al centro – che è silenzio – assenza di pensieri e che se sei davvero sincero si trasforma ben presto in contemplazione e, quindi, in meditazione. Rammenta, comunque, che la via più breve per consentire alla chiara luce del proprio non-sé più intimo di rivelarsi è proprio meditare su nulla.